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  • Writer's pictureMichela Bilotta

Il triste destino degli orfani si intreccia alla storia dell’Italia del boom economico.

Ci sono tante storie in questo romanzo quasi tutto al femminile che intreccia le vicende individuali di Nina, abbandonata alla nascita in un #orfanotrofio abruzzese, agli accadimenti dell’Italia degli anni Sessanta, passando attraverso i cambiamenti epocali dell’assassinio di Kennedy, i discorsi di Martin Luther King, la morte del Papa buono.

La prima parte è incentrata sulla dura vita del #collegio, dove le suore applicano una disciplina di inspiegabile malvagità, sottoponendo i bambini e le bambine a ingiuste punizioni corporali e terribili privazioni. La salute cagionevole di Nina non l’aiuta, soprattutto nell’atteso giorno “dell’esposizione”, quando gli #orfani e i trovatelli vengono mostrati ai visitatori con la speranza di essere adottati. Ma questa speranza non si avvera mai per lei, nonostante, come le ricorda ogni volta Olmo, il figlio del fotografo, i suoi occhi che bucano l’obiettivo.

La ragazza inizia così a nutrire un profondo risentimento, trasformando il desiderio struggente di “essere scelta” in rabbia trattenuta, persino verso suor Immacolata, l’unica persona che l’ha sempre trattata con affetto.

Nina si sente esclusa e non voluta, prima da quella madre che l’ha abbandonata in fasce, e che lei si ostina a immaginare come una signora colta e raffinata, poi verso le coppie di visitatori che la ignorano, infine verso il mondo intero che non le ha destinato nessuna gioia, soprattutto quella di avere una famiglia. Nina assurge a simbolo di quei bambini privati del futuro, che porteranno per sempre con sé, feriti e disorientati, il dolore dell’esclusione, e invidieranno persino gli orfani che, seppur brevemente, hanno conosciuto il calore familiare.

Quando, ormai maggiorenne, Nina uscirà dall’orfanotrofio, si troverà davanti un mondo sconosciuto ed entrerà a far parte del vigoroso affresco storico che l’autrice ha dipinto, descrivendo le proteste delle tabacchine di Lanciano, la vita di un’Italia attraversata dalla tragedia del #Vajont e il fermento delle canzoni popolari e della nuova moda.

Mentre la prima parte del libro assume connotazioni introspettive, indagando i pensieri e i dolori di Nina, la seconda diventa più realista e descrittiva.

La prosa è lineare, scorrevole, a tratti intensa, con suggestive pennellate poetiche.

Il valore di questo romanzo di formazione, perdono, riscatto ed #emancipazione femminile risiede soprattutto nell’intreccio tra le pagine buie della nostra storia di collegi e orfani maltrattati, con le vicende del boom economico di un’Italia ancora ingabbiata nel passato, ma orgogliosamente e faticosamente protesa verso il futuro.


IL VINO

In abbinamento a questa lettura, si consiglia un Trebbiano d’Abruzzo DOC, #vino intenso, complesso e di buona struttura, come la personalità di Nina.



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